giovedì 23 febbraio 2012

Sesto Classificato - Federico Tata

Settimo classificato dell'edizione 2012 del Concorso per il Racconto Più Brutto con 264 punti.
Questo racconto, che poteva tranquillamente intitolarsi "Tutti gli stereotipi del noir in 4.000 battute", è incomprensibile quando vorrebbe essere misterioro, e irritante quando vorrebbe essere mozzafiato. Un fallimento totale che ci spinge a invitare il giovane autore a non cambiare MAI genere e a continuare in questa sua ricerca, anche se solo noi del Racconto Più Brutto siamo in grado di apprezzarla.

RED IGUANA

Di Federico Tata

Serata un po' fumosa forse umida, ma di quell'umido che non ti da fastidio, anzi ti fa sentire a casa. Le luci si concentrano come fuochi fatui nell'angolo opposto dove suona la band. Il resto potrebbe esistere ma potrebbe anche non esserci.
Aveva un cappello nero, degli occhiali neri e un orologio d'oro.
Parlava come se ci conoscessimo da secoli ma con un tono che faceva presupporre non ci fossimo mai sopportati. Prese un Whiskey On the Rocks. Io un White Russian. Allungò la mano sul suo bicchiere dal vetro freddo coperto di condensa rivelando così il monogramma N inciso sui gemelli.

Napoleon -Allora sei fortunato bello, sei molto fortunato.
Fender - Non mi chiamare bello. Non mi si addice. Senti piuttosto la band. Senti che sound.
N - Già è un bel sound, un gran bel sound bello.
F – Non mi chiamare bello. Vogliamo arrivare al punto?
N - Lo sai qual'è il punto. Tu vieni qui ogni sera, ogni sera da un anno ormai. E non puoi negarlo. Non puoi negarlo lo sanno tutti. E non puoi negare di sapere perché sono qui. Non puoi. Lo sai. Lo so che non vorresti. Ma lo sai. E non ci puoi fare assolutamente niente bello.

Agitavo con calma il bicchiere creando vortici bianchi sul fondo nero del bicchiere. Sopra il latte.
Puro. Innocente. Sotto l'alcool. Era l'alcool che ti fregava. Quello che stava sotto. Le clausole in piccolo su un contratto per la felicità. Sono le clausole che ti fregano.
Due viaggi. Soldi facili. La pioggia che cade impietosa. La strada deserta. Un tragitto di venti chilometri. Impossibile sbagliare eppure...

N - Che è successo bello? Impossibile sbagliare un lavoretto così
semplice.

Bevvi l'ultimo sorso del drink lasciando solo un deserto di ghiaccio.

N - Eppure ci hanno parlato bene di te. Chi ha esploso per primo il colpo?

Uno spiazzo di una strada di campagna. L'impermeabile carico d'acqua. E poi il primo colpo. Pochi centimetri e invece di un orecchio ci rimettevi la zucca. L'affannosa corsa per ripararsi.

N - Chi CAZZO ha esploso il primo colpo?!?

Scatta in piedi. La banda smette di suonare. Si risiede. La band ricomincia suonare. Lui torna a darsi da fare col whisky.

N - So che non sei uno stupido. Ci deve essere un perché. Perché allora?

Cominciai a sparare, alla cieca. Uno dei miei proiettili doveva aver colpito qualcuno perché tutto ad
un tratto il fuoco diminuì notevolmente. Un proiettile mi colpì dritto alla spalla annebbiandomi la vista dal dolore. Solo la consapevolezza mi fece rimanere cosciente. La mia reazione fu: ira.
Cominciai a correre dritto verso il bersaglio. Esplosi, uno, due, tre colpi. Il nemico era terra. Quattro, cinque, sei colpi strapparono per sempre l'anima dal corpo del figlio di puttana.

N - Perché, perché, PERCHé?!

Prese un portasigarette dalla tasca della giacca. Era d'oro. E dicono che il crimine non paga. Lo fece scattare si prese una sigaretta e l'accese con l'accendisigaro da tavolo a forma di elefante indiano. Tirò una lunga boccata appoggiandosi allo schienale della sedia.

N - Probabilmente non lo sapremo mai. Ma la merce. Che fine gli hai fatto fare?

Annaspai verso il mio avversario volevo avere una faccia da odiare prima di morire.

N: Che fine gli hai fatto fare?!

Lo ruotai verso di me. La ruotai verso di me. La sua pelle era pallida, la pioggia non l'aveva risparmiata, eppure era così come doveva essere. Le labbra rosse, l'ultimo petalo a cadere a terra.
Riconoscevo la forma dei suoi occhi e leggevo in essi che sarei vissuto abbastanza per pentirmi di quello che avevo fatto. Quella sera ho ucciso l'amore. Perché, perché era lì? Perché la piccola Elija, fiore d'oriente. Perché ti eri immischiata? Ora non avrei mai più potuto sussurrarti il mio amore. Perché la morte deve essere così maledettamente più grande del tradimento?
Mi offrì l'ultimo drink. Non mi chiese più niente del lavoro. Non mi chiese più niente della merce.

N: Brutta storia bello.
F: Non chiamarmi bello. Forse ci rivedremo.
N: Non penso bello. Non penso.

Il sax era uno spettacolo stasera. Seguii ogni sua nota. Fino all'assolo finale di batteria. Fino a che un colpo di grancassa non diede ragione al cappello nero e all'orologio d'oro. Un colpo di grancassa e una pistola col silenziatore. Dissi addio al sax.
Non sarei mai più tornato al Red Iguana.

NdR: Racconto copiato e incollato esattamente come inviato dall'autore. Nessuna correzione o modifica è stata apportata.

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