Riportiamo di seguito e per intero il racconto vincitore dell'edizione 2011, un concentrato di dettagli talmente inutili e insignificanti da rappresentare perfettamente la tipica desolante incapacità di rendersi minimamente interessanti di gran parte di coloro che oggi in Italia si autodefiniscono SCRITTORI. Con il plauso unanime di organizzazione, giuria e avventori casuali, siamo ogogliosi di presentarvi il VINCITORE della Prima Edizione del Concorso Letterario IL RACCONTO PIU' BRUTTO:
Una scheda di valutazione. Valida. |
Simone Ghelli
Parigi
Alle 18:30 sono all’aeroporto di Charles de Gaulle. Inizialmente avevo nutrito dei seri dubbi, logicamente stupidi, che non stessimo arrivando a Parigi. Ma ero solo seduto dal lato sbagliato, e visto che l’aeroporto si trova a diversi chilometri dalla ville lumière, come potevo rendermi conto dell’esatta ubicazione geografica? Segue l’attesa per i bagagli che, chissà perché ti immagini sempre che abbiano smarrito, e poi la ricerca dell’autobus. I miei genitori sono qua già da ieri, dunque devo sbrigarmela tutta da solo. Ma forse non è questo che volevo? Si cerca sempre di fare più esperienza, immaginandosi che la vita sia come una scala graduata di valori dove si succedono sempre nuove, più grandi difficoltà. Ma è un gioco che in fondo ci piace. Dopo devo anche arrancare alla ricerca di un treno per la banlieu nord-ovest, direzione “La Frette-Montigny”. Non ho spiccioli per la macchinetta automatica, ma tanto per iniziare a sfatare i vari luoghi comuni trovo una ragazza di colore che mi presta qualche franco. Merci, le dico contento. Giunto al paese mi rendo conto di non ricordarmi più dove si trova la via in cui abitano i mie zii. Per fortuna l’ho segnata sull’agendina, ma le rare persone che incontro sembrano proprio non conoscerne l’esistenza. Dopo più di mezz’ora trovo la strada, constatando che mi sono divertito a girarci intorno. Seguono i saluti, le spiegazioni. Si mangia tanto e si osservano tutti i rituali di pulizia prima di andare a letto. Per le prime notti dormirò nel letto di mio cugino più grande. Siamo tutti troppo stanchi, a domani i racconti. Ad ascoltare le notizie alla tv non ci ha proprio pensato nessuno. Sento di essermi veramente proiettato in un altro ordine di idee. Per tre giorni rivesto i panni del turista, divertendomi a fare da Cicerone ai miei genitori. Bene o male riesco a portarli in tutti i luoghi tipici, ma meglio sarebbe definirli classici, della capitale.
Si cammina parecchio, ma quando si tratta del tuo scopo non è proprio il caso di recriminare. La sera si torna sempre a casa stanchi morti, contenti di trovare in giardino l’aperitivo preparatoci da mia zia. Le cene sono sempre abbondanti, la digestione lenta. A mezzanotte, non di più, si crolla. L’ultimo giorno accompagno i miei alla Gare de Lyon. A causa dello sciopero dovranno prendere il treno per Firenze, cioè fare un tragitto più lungo. Li saluto senza sapere di preciso quando li rivedrò. Non mi sento triste più di tanto perché è da troppo tempo che aspetto un'occasione del genere. Sbrigarmela da solo in un paese straniero. Roba da romanzetti esotici! Torno a casa con mio zio, con il sole che mi bacia in volto e tanta voglia di conquistare il mondo...
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