Carmelo Pecola
Aicha la tunisina
- 33 voti -
Una bellezza da lasciare senza fiato, occhi nerissimi, un
viso che qualunque pittore vorrebbe dipingere per renderla immorale.
Una gnocca spaziale, in poche parole.
Tutto è apposto in lei.
Sotto il vestito credo molto di più.
Ha il capo basso.
Timidezza o soggezione del padre che l’accompagna?
Non mi guarda ma sarà costretta a farlo tra poco, mi dirà
perché è entrata qui.
L’ufficio denunce della Squadra Mobile ha il suo fascino.
Cosa mai sarà successo?
È magrebina, dal colore della pelle non sbaglio.
Il suo viaggio nel nostro mondo sarà appena iniziato. Ha
abbandonato le sue tradizioni le sue abitudini.
L’uomo che la accompagna, non è né alto né basso né grasso
né magro, né giovane né vecchio, quasi insignificante, baffetti incastonati in
un viso invecchiato precocemente e bruciato dal sole.
“Ecco il solito padre-padrone”.
Lo tengo per me.
Non ha però il tipico abbigliamento nordafricano.
Il suo sarà stato un viaggio lungo e pieno di speranze.
Però, si sta subito inserendo. Un velo rosa e abbastanza
trasparente le copre le spalle, i capelli nerissimi non sono coperti, come di
solito.
Una bella scollatura mostra due tette da favola.
Si, decisamente molto integrata, la ragazza.
Li faccio accomodare davanti a me.
La scritta Ispettore “Pecorella” troneggia nella
scrivania, così non perdo tempo con le presentazioni.
La suddetta scrivania non è proprio un modello di ordine,
ma sono il capo e questo basta.
Alle mie spalle il calendario della Carfagna, un po’ vecchio,
è lì a far capire che nella vita tutti possono avere delle opportunità. Se poi
hai due belle tette e un gran culo, ancora meglio.
Faccio segno ai due di aspettare, di certo non parleranno
la mia lingua e devo informarmi se all’ufficio stranieri c’è l’interprete.
Mi assento di qualche passo per telefonare lei, per la
prima volta, solleva leggermente le ciglia, ma è un attimo, un battito di ali
che battendo potrebbero causare un terremoto da un’altra parte del mondo.
L’interprete non c’è…
Farò da me, del resto un po’ di francese a scuola lo
studiato ed ero bravo pure in italiano se avrebbi potuto avressi continuato gli
studi.
Ma la polizia devo dire che mi ha aiutato molto.
Tra poco chiederò il suo nome, magari sarà AICHA, amo
questo nome.
Ad averlo scoperto prima lo avrei imposto a mia figlia,
sfidando magari genitori e concittadini legati alle tradizioni, e magari
contraddicendo mia moglie.
La guardo, ancora. È a pochi metri da me, è “rustica”, un
po’ di peluria si nota sul suo giovane volto, ma cosa vuoi che sia.
Ma adesso è tempo di lavorare…
-Bongiur comme savà?
Ecco in tutta la mia potenza le lezioni di francese.
La mia maestra, se potesse sentirmi, sarebbe orgogliosa di
me. Ma è morta, poverina.
La ragazza alza un po’ gli occhi e anche suo padre fa la
stessa cosa.
Mi guardano straniti.
Ripeto il saluto.
-Bongiur comme savà?
E aggiungo…
-Chesche vou voulè?
Meglio di così non potrei fare.
Assumo un’aria interrogativa, come a dire…avete capito?
Loro mi riguardano e mi fanno cenno di non aver compreso.
A questo punto in lingua nostrana dico:
-Scusate non abbiamo l’interprete, capite cosa dico?
Lei, voce soave, va beh non proprio soave, mi dice:
Un pochinu la capimu…
Ma…di dove siete?
Semu de Roccacannuccia, avemu persu li documenti e iu e lu
me maritu vorremmu fari la denunzia.
Attrimenti se ci controllanu li carrabbineri mancu lu
pulmanne putimu pijari.
Faccio segno con la mano di aspettare e…
Nicotraaaaaaa, vieni subito qui e prendi la denuncia a
questi due, io ho da fare!
Tunisina, Aicha, Bellezza, Gnocca.
Mavafanculuuuu
Nessun commento:
Posta un commento