Vincitrice
Franca Di Muzio
Earworm
- 59 voti -
Franca Di Muzio
Earworm
- 59 voti -
La classifica finale completa:
2° - Angelo Zabaglio, La gabbietta - 39 voti
3° - Carmelo Pecora, Aicha la tunisina - 33 voti
4^ - Alice Vivona, La Festa a casa - 26 voti
5° - Savino Tammaccaro, La mano si riconosce sempre - 25 voti
6° - Giulio Guarino, Fanculo per sempre - 16 voti
Il video della serata realizzato da Nazzareno Mataldi che ringraziamo di cuore:
Ma prima di pubblicare il bruttissimo racconto che ha trionfato all'edizione 2018 del Racconto Più Brutto alcuni doverosi ringraziamenti: innanzitutto a Sardone, critico letterario e chitarrista dei Bangla Boys con cui prima o poi presenterò Sanremo, dopo di che naturalmente agli altri due critici che ci hanno fatti sognare commentando i commenti in gara: Claudio Morici e Christian Raimo, che ogni volta mi stupisco di quanto riescono a farmi scendere le lacrime dal ridere. E ancora il cantautore Ivan Talarico, che ha accompagnato musicalmente le letture dei racconti in modo impeccabile e ci ha anche suonato alcune canzoni bruttissime (lui assicura che non siano sue ma il dubbio resta); Gianluca Cicinelli direttore della rivista Rancori nonché del Corso di Scrittura Noiosa, nostro sponsor ufficiale, che ha offerto al terzo classificato la coppa riciclata da altro concorso letterario; ai mitici The Bangla Boys, fantastico gruppo rock che si è riunito dopo anni proprio per il Racconto Più Brutto e ci ha regalato un live assurdo durante lo spoglio delle schede; al Monk che ha ospitato la serata raccogliendo coraggiosamente il testimone dell'HulaHoop (la cui chiusura ci ha spezzato il cuore e a cui dedichiamo con infinito amore questa V edizione); al davvero meraviglioso pubblico in sala che ha partecipato votando, commentando, ridendo a crepapelle e esultando per la proclamazione della vincitrice; e infine a questi 6 meravigliosi campioni di autoironia, che hanno reso possibile questa serata indimenticabile regalandoci 6 indimenticabili letture dei loro bruttissimi obbrobbri vanagloriosi, eccoli, a loro va il mio abbraccio più grande e la mia stima più sincera per la loro straordinaria capacità - più unica che rara tra gli scrittori - di non prendersi sul serio e di saper ridere di cuore dei propri scritti brutti:
Vincitrice
Franca Di Muzio
Earworm
Franca Di Muzio
Earworm
L'incombere umorale delle idee, delle istanze
L'incombere umorale degli affetti, del sangue
Potessi dirti quello che non posso, esiterei nel farlo
Cupa voce di Lindo Ferretti risuona nella testa di Veronica, come quei tormentoni che non ti escono più dalle orecchie. Ear-worm, in inglese tormentone; verme nell'orecchio, che si insinua nel condotto uditivo e da lì ti domina il cervello, verme solitario che invece dello stomaco svuota i pensieri.
Eppure hai a cui pensare, oggi
parrucchiera
estetista
vestito
fotografo
parente per portarti all'altare
prete
sposo
Invece, hai scelto un giorno qualunque: giovedì, e bandito ogni orpello da quella che è solo una formalità
Una formalità
Una formalità
O una questione di qualità
Ancora Lindo coi suoi tormentoni, earworm.
Io sto bene Io sto male Io non so Come stare
Io sto bene Io sto male Io non so Cosa fare
Infatti, Veronica. Nica, per gli amici. Te ne sono rimasti pochi; l'unico che la capisce, Lindo. che pare la conosca da sempre, e canta
Non studio non lavoro non guardo la tivù
Non vado al cinema non faccio sport
Io sto bene
Io sto male
Studio, finito eddamò.
Lavoro, di rado.
Tivù, solo la sua soap preferita.
Cine, mah.
Sport, la piscina è chiusa da due mesi e il suo culo è sceso di due cm e ½, ma se avrebbe ricominciato a fare moto la situazione migliorerà.
Speriamo, Veronica.
Se non avessi speranze non ti sposeresti mica, Nica.
E' oggi il grande giorno.
Ma vestito non c'è.
Il parrucchiere, non c'è.
L'estetista, il fotografo neanche.
Però c'è tuo padre. E il tuo parroco. Morti, ma oggi sono vivi. Nel tuo giorno più bello, non ti sembra strano che ci siano loro, che avrebbero fatto di tutto, pure tornare dall'aldilà, per tenerti sull'altare fino a ridurti in moglie.
Come se sposarsi fosse un rimpicciolirsi, un costringersi, invece che raddoppiarsi, moltiplicarsi.
Eppure Nica, chi ti costringe? Sei arrivata a questo giorno, avte fissato una data, è arrivata e tu non sei pronta.
Non hai il vestito, non hai il trucco, non hai i capelli adatti. E non perché tu voglia fare l'anticonformista, sposarti così, come se fosse un giorno come gli altri, e in fondo lo è: questo matrimonio è solo una formalità
Una formalità
Una formalità
O una questione di qualità
O Lindo, sempre ste rime del cazzo! ti credo, che le tue canzoni diventano tormentoni.
Una formalità, o una questione di qualità?
Per il tuo matrimonio, avresti voluto Qualità del sentimento.
Invece adotti la Formalità. Le forme del vivere, che ti dicono che, se stai da tanto con una persona, a un certo punto devi sistemarti.
E tu ti stai sistemando bene, con chi conosci bene, ma un pò di mistero in una coppia ci vuole.
Ma il mistero è finito ormai. L'unico che resta: cosa vi/ti spinge a sposarvi, oggi?
La grande A, seee.
La grande S, sì.
Con la P di Paura della Solitudine, d'aver buttato 10 anni, dirvi che l'Amore non c'è più.
Perciò: un giorno un vestito un capello qualunque è sufficiente; sguardo allo specchio e via, è tardi, alle 11 avresti dovuto stare in chiesa, invece è mezzogiorno e tu
ancora qua, Veronica, a chiederti Che Sto a Fare
Perché non sorrido
Perché non vedo l'ora
Perché non ho più tempo
perché nessun fotografo estetista parrucchiere vestito bianco, a festa
Perché non è festa
Perché stare peggio di così ti fa più paura di stare male così
Perché stare meglio, stare bene ti pare un miraggio
La radiosveglia con Lindo ti sveglia:
L'incombere umorale delle idee, delle istanze
L'incombere umorale degli affetti, del sangue
Potessi dirti quello che non posso, esiterei nel farlo
Earworm.